Chiesetta di S. Donato – Latiano (Br)

La Chiesa di S. Donato (*) si trova a Latiano in C.da Coltura (strada comunale Ceglie-Mesagne), isolata nella campagna, in una zona agricola coltivata ad uliveto e vigneto, fa parte della Parrocchia S. Maria della Neve.

L’edificio mostra una linea semplice con la facciata rivolta ad ovest, di tipo monofastigiata a capanna.

Solo le strutture portanti sono realizzate con i conci di tufo, mentre la tecnica costruttiva che si nota nelle parti mancanti d’intonaco, mostra il sistema costruttivo dell’opus incertum.

“L’interno è formato da un’unica navata a pianta rettangolare terminante con un altare situato sotto l’arco, dove si notano degli affreschi riguardanti la vita di San Donato che secondo A. Chionna sono stati dipinti nel 1785 (Chionna, p. 377-380).
La copertura, attualmente, si presenta con un solaio misto di travi in ferro e conci di tufo.
La pavimentazione è anch’essa alterata perché si presenta sia con basole calcaree e sia con un battuto di cemento.

All’interno della chiesa, sul lato destro della porta d’ingresso, una colonna scanalata, alta circa un metro, funge da acquasantiera.

L’interno ad unica navata
L’altare maggiore quasi distrutto
Facciata sinistra. Interno
Facciata destra. Interno
L’immagine di un Cristo in croce con delle scritte irriverenti e i numerosi ceri abbandonati hanno fatto ipotizzare che la chiesa, ormai in stato di abbandono, possa essere stata usata per messe nere

Soffitto di travi in ferro e conci di tufo
Posto, ormai vuoto, occupato in precedenza dall’acquasantiera (colonna scanalata)
Immagine della colonna-acquasantiera sparita
Pavimentazione con basole calcaree e battuto di cemento

Dietro l’abside è situata la sagrestia. L’abitazione al primo piano è ormai diroccata. Tra la chiesa e l’abitazione vi è un campaniletto a vela senza campana.

Chiesa di S. Donato. Rilievo esistente nell’archivio della parrocchia di S. Maria della Neve

 

Entrata della sacrestia ripulita dalle erbacce

Vicende costruttive

Anticamente la chiesetta faceva parte del distrutto casale di San Donato. Nel 1369 il feudo fu portato in dote da Antonia Lettere, moglie di Andrea Francone, Barone di Latiano; gli succedettero diversi proprietari e nel XVIII secolo passò al Capitolo di Latiano (Santoro, p. 54-55).

Nelle notizie che l’arciprete Don Bernardino Antonucci dà al Vescovo Scaja per i capi di Santa Visita nel 1749 si legge infatti che la chiesa di San Donato era appunto governata dal Capitolo.
In occasione della Visita Pastorale del 1785 il Vescovo di Oria, Mons. Calefati, effettuò un’accurata descrizione della posizione e delle caratteristiche dell’edificio.

Dalla suddetta descrizione si evince che la chiesa di San Donato dista dalla città di Latiano circa quattromila passi sulla via che da Latiano porta a San Vito ed è ancora di pertinenza del Capitolo della chiesa di Latiano. Secondo il Calefati la pianta della chiesa ha forma di quadrilatero allungato; il tetto è in travi e in canne ed ha due porte di accesso.

Di fronte alla porta maggiore, che guarda ad occidente, sotto un arco di volta, si presenta l’altare maggiore in pietra che si raggiunge attraverso gradini di legno. Sulla parete del suddetto altare è dipinta l’immagine di San Donato, più in basso, da ambo i lati, vi sono immagini di pie donne che chiedono una grazia.

Di fronte alla porta minore, che è sul lato dell’epistola, è presente un altro altare quasi distrutto, senza immagini né gradini. C’è anche una sede penitenziale che secondo il Vescovo deve essere rifatta. Ai lati dell’altare maggiore vi sono due porte che immettono nella sagrestia, dalla quale, attraverso una scala, si sale al piano superiore, abitazione del custode, che si presenta con tre camere.
Di fronte all’altare maggiore, pendeva una fune alla quale veniva legata la “statera” per pesare fanciulli o uomini epilettici, i quali offrivano una quantità di frumento pari al loro peso corporeo per implorare la grazia della guarigione.
In quella Visita il Vescovo ordina: “che venga sospesa qualsiasi celebrazione dall’altare maggiore finché non sia pronta la nuova pietra consacrata; – che venga tolta completamente la fune dalla chiesa in modo che l ‘oblazione dei fedeli fosse libera e spontanea; – che l’altro altare rimanga interdetto per sempre; – che le porte ed il confessionale vengano restaurate entro sei mesi” (A.V.O., 1785).
L’edificio risulta poi ristrutturato dal Mastro Giuseppe Antonucci di Latiano nel 1823 (A. Cap. L, cart. 14), il quale sostituì il tetto a canne pericolante con lamia a botte.

ll ciclo degli affreschi è posto nell’abside della chiesa di S. Donato, in contrada Coltura, dove dal 1300 sorgeva il Casale di San Donato che ancora oggi continua a dare il nome alla chiesa.
Con molta probabilità l’intero ciclo risale a prima del 1785. In questa data, infatti, in una visita pastorale di Monsignor Calefati, vescovo di Oria, i dipinti sono così riportati: “…contra portam maiorem, quae occidentem respicit sub arcu fornice contecto adest ara maior e lapidibus, ad quam per gradus ligneos adscenditur. Supra dictam aram parieti est depicta imago S. Donati, inferius hinc(e) inde adsunt imagines piarum mulierum gratjam petentium…”.
Nel primo affresco è raffigurato il martirio di San Donato. Il Santo, con abiti pontificali, ha il capo reclinato e le mani incrociate sul petto; la mitra è sospesa nel vuoto nell’atto di cadere per terra. Un giovane, posto accanto al santo, con il torso nudo, tocca con la mano sinistra la testa di costui mentre con la mano destra, sollevata in alto, impugna una spada.

Il secondo affresco è uno splendido ritratto del Santo con abiti pontificali completi di camice, stola, piviale, croce sul petto e mitra aurifregiata sul capo.
Con la mano sinistra sostiene il pastorale mentre con l’altra mano benedice una fanciulla prostrata davanti a lui.

In questo terzo affresco il santo, sempre con abiti pontificali, è seduto: con la mano sinistra stringe il pastorale mentre con la mano destra benedice due fanciulle poste al suo fianco. La fanciulla a destra del Santo presenta un velo sul capo e tiene in braccio un bambino mentre quella alla sua sinistra ha le mani incrociate ed una benda sui capelli.”

Note:

(*) La storia di S. Donato.

Nato a Roma, compagno di studi di Giuliano l’Apostata e poi da lui fatto condannare a morte. Di sicuro fu il secondo vescovo di Arezzo, come risulta dai dittici della chiesa aretina. Definito da Papa Vittore II “L’apostolo della Tuscia”, fu grande taumaturgo ed esorcista. Ebbe ben presto grandissima fama e devozione nell’antichità.

“C’è nella città di Arezzo un bambino di nome Asterio figlio di un grosso personaggio della città, ma il bambino sembra che sia ammalato di epilessia, cade a terra, si contorce e nessun medico riesce a guarirlo. Donato comprende che il suo è un male spirituale ed ordina al demonio di lasciarlo in pace. Asterio ritoma nella pienezza della salute e della pace.
Anche la figlia di un potente è oppressa dal maligno e le preghiere di Donato la liberano per sempre.
Questa attività di Donato di liberare gli ossessi e guarire gli epilettici ha fatto sì che in molte regioni del meridione d’Italia sia invocato contro l’epilessia detta addirittura male di S. Donato o della luna da cui il simbolo della luna accanto al santo.
La guarigione del bambino Asterio ha fatto di Donato un particolare protettore dei bambini.
Donato con alcuni Diaconi viene arrestato e condotto davanti al tribunale del Governatore Quadraziano e gli viene formulata l’accusa di essere cristiano, anzi capo della setta dei cristiani: Donato lo conferma con orgoglio.
Gli viene fatta la richiesta di rito di rinnegare Cristo e offrire l’incenso nel braciere davanti alla dea Giunone ma Donato risponde con sdegno: “Brucia tu l’incenso ai tuoi dei, io obbedisco soltanto a Gesù Cristo “.
Quadraziano ordina che venga incarcerato. Dal carcere Donato continua a predicare e a compiere miracoli. Avevano detto gli Apostoli agli anziani del Sinedrio:
“Se sia giusto innanzi a Dio obbedire a voi più che a Lui, giudicatelo voi stessi; noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato” (At 4,19-20).
Diversamente non poteva agire l’Apostolo Donato.
Le parole di Gesù si realizzano ancora una volta in S. Donato. Vista la sua determinazione e ostinazione, Quadraziano ordina che venga messo a morte. “Questo l’ho sempre desiderato ” riferiscono le parole della Passio, e la scure del carnefìce fa tacere Donato per sempre. E’ il 7 Agosto di un anno imprecisato (362?). Confessore o martire, questo è il giorno della sua santa morte. E’ il giorno che fin dall’antichità ne celebra la memoria. La decapitazione lo fa invocare in Arezzo contro i mali della testa e patrono dei barbieri. Donato come buon pastore ha offerto veramente la sua vita, che non fu breve, per le sue pecore e per la chiesa da lui edificata che, grata, canta in eterno le sue lodi.

Note:

http://xoomer.virgilio.it/stcalic/madonnafatima.it/la_storia_di_sdonato.html

Ringraziamenti:

All’amico Mario Carlucci per la collaborazione e alla D.ssa Margherita Rubino della Biblioteca Civica di Latiano, per il prezioso aiuto ricevuto nella realizzazione di questo servizio.

Con l’occasione informiamo anche che la D.ssa Rubino ci ha comunicato anche di aver  recuperato tra le immondizie che stavano per essere bruciate vicino alla chiesa, la parte di legno relativa al confessionale, e che ha provveduto a metterla in sicurezza.  In quella sede ci ha detto anche di essere a conoscenza di un progetto  di restauro curato dall’arch. Maria Formosi per conto della Parrocchia Santa Maria della Neve o della  Diocesi (?), che a tutt’oggi non è stato finanziato.

Bibliografia:

Scheda catalografica della Chiesetta di San Donato tratta da Beni Culturali di Latiano, fornitaci gentilmente dalla Biblioteca Civica di Latiano.

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